di Jordan Beinhorn
“Non si tratta di essere completamente guariti e poi iniziare la propria vita, si tratta di accettare la guarigione come un viaggio lungo tutta la vita lasciando che i veri legami emergano biologicamente lungo il percorso” Yung Pueblo
Nella mia esperienza, il movimento va di pari passo con la guarigione.
Ho iniziato la mia avventura con il movimento all’età di due anni. Da allora, mia madre mi ha fatto provare pattinaggio artistico, nuoto, danza classica e ginnastica, come modalità per la mia espressione fisica personale.
Il pattinaggio artistico è diventato sia il mio preferito su tutti gli altri sport, sia l’inizio della mia carriera atletica. Mi sono qualificata alle prime Nazionali all’età di 12 anni, gareggiando a questo livello per i tre anni successivi.
Sono sempre stata la più giovane nelle lezioni che erano veloci e altamente competitive; i campi estivi, il dover adeguare i programmi scolastici, i tutor e vivere lontano da casa sono diventati sacrifici accettabili per il mio amore per il movimento e usando il mio corpo come mezzo di espressione personale. Questi cambiamenti di vita hanno anche favorito in me una combinazione di forte indipendenza, concretezza, approccio “fallo e basta” e il desiderio di realizzare e padroneggiare qualsiasi cosa facessi. Nel pattinaggio, l’atteggiamento prevalente era muoversi o essere controllata da altri o essere travolta.
Lo stesso è stato con il Pilates, dove sono stata originariamente allenata con lo stile di Romana. Nel frattempo, mi ero già ritirata dal pattinaggio a 16 anni e sono passata al balletto classico. Nel giro di due anni ho ricevuto una borsa di studio per la danza al college. Prima di laurearmi ho iniziato ad allenare i pattinatori e alla fine ho iniziato ad insegnare Pilates.
Dalla mia infanzia in poi, mi sono tuffata in tutto quello che ho fatto e ho avuto ottimi risultati in tutto. Ma questo è cambiato quando sono rimasta incinta.
E’ stata un’esperienza magica e per la prima volta nella mia vita ho deciso di lasciar andare il controllo, fisicamente. Il mio corpo viveva un processo autonomo che avevo messo in moto, ma, invece che partecipante attiva e in controllo, sono diventata un’osservatrice, guardando questo miracolo crescere dentro di me.
La scelta che ho fatto è stata di rinunciare praticamente a tutta l’attività fisica per garantire che la mia gravidanza proseguisse senza intoppi. Una volta che Marius è nato, ho continuato questa linea d’azione per evitare di farmi del male e per dedicarmi alla mia guarigione.
Ero un po’ intimidita dal vedere così tante sportive e allenatrici su Instagram riprendersi dopo le loro gravidanze apparentemente alla velocità della luce. Tuttavia, ho controllato il mio ego e ho mantenuto la rotta che avevo scelto, pur riconoscendo che gran parte di quello che stavo vedendo era stato progettato specificatamente per proiettare una realtà specifica, una realtà che non doveva per forza coincidere con la mia.
Mi sono resa conto che se fossi tornata al mio approccio “fallo e basta”, probabilmente mi sarei infortunata, avrei creato nuove cattive abitudini invece di sviluppare una consapevolezza di ciò che il mio corpo era stato capace di fare in precedenza, di quello che avevo appena vissuto durante la gravidanza e partorendo mio figlio, e il modo in cui tutto ciò in futuro avrebbe potuto aiutarmi ad approfondire la mia connessione con il metodo.
Con tutto questo in mente, ho praticamente ricominciato da capo. L’opportunità era immensa, era la prima volta che potevo valutare oggettivamente e connettermi emotivamente con il vero potere curativo del movimento.
Quando si insegna agli atleti, si lavora con persone fisiche altamente allenate, ma si ha l’opportunità di andare oltre l’allenamento per aiutarli. Questo va oltre gli aspetti fisici e tecnici: hai il potenziale per attingere agli aspetti emotivi di una persona. Se sono pronti a lasciarsi andare e diventare consapevoli di un movimento che rompe il senso di sicurezza, diventano possibili incredibili cambiamenti e trasformazioni di sé.
Prendere l’impegno di essere presente sia con mio figlio che con me stessa mi ha aiutato ad approfondire la mia pratica del movimento e il mio viaggio di auto-esplorazione. Anche se ho usato il movimento per esprimermi, non avevo mai pensato al movimento che stavo facendo e, in un certo senso, questo mi ha reso emotivamente scollegata da esso. L’esperienza di avere un figlio è diventata la mia occasione perfetta per lasciarmi andare; fidarmi del mio corpo, godere del percorso di recupero e, nel frattempo, riconnettermi con me stessa nel modo più appagante.
E’ stata un’esperienza vissuta con grande umiltà e commozione e non cambierei nulla.
BIOGRAFIA

Jordan Beinhorn
Titolare Pilates on Traction
Jordan inizia la sua carriera di Pilates a 17 anni mentre consegue il suo BFA in danza presso la Point Park University di Pittsburgh. Nel 2016 Jordan ha aperto Pilates on Traction, l’unico studio di Pilates classico nel famoso Arts District di Downtown Los Angeles. Con la nascita di suo figlio Marius nel 2018, Jordan ha trasferito la sua attività online, continuando ad insegnare mentre cresceva Marius in Colorado, dove si era da poco trasferita. Jordan era stata invitata ad insegnare alla conferenza di Pilates classico, Return To Life in Brasile questo Novembre, sospesa per la pandemia globale del COVID19.