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Mi manca il potere del contatto

Mi manca il potere del contatto

di Julia Liedbergius

Come donna, come ballerina e come insegnante, sono costantemente circondata dal contatto – mani e corpi che cercano di essere intrecciati insieme. Io sono consapevole dello spazio tra il corpo di un altro essere umano e il mio, e dello spazio attorno al mio corpo che gli scienziati chiamano “spazio peripersonale” – quella zona che non è il tuo corpo, ma che senti ancora che ti appartiene. Mi hanno sempre interessato e ho sempre notato le mani delle persone e la loro presa e, per tutta la mia vita come ballerina e insegnante di Pilates, sono rimasta affascinata da quello che proviamo e da come rispondiamo ad un altro corpo umano che tocca il nostro.

Forse è per questo che posso immaginare quando la pelle calda sta per toccare la pelle fredda, e perchè quella sensazione di bruciore è così bella. Ogni volta sembra un piccolo atterraggio sulla luna. Affascinante. Si espande oltre il contatto fisico vero e proprio, e mi ritrovo a cercare l’impronta di una mano che ha lasciato il mio corpo. Ricordo ancora la sensazione del tocco ricevuta in passato. Da bambina il contatto mi veniva naturale, senza esitazioni e faceva tutto parte del gioco. Correvo senza paura nei parchi giochi, nei giardini e per le strade ed ero piena di vita. Amavo giocare a nascondino.

Tocco – sei tu il cercatore.
Tocco – tocca a te.
Tocco –  preso. 

Ora, durante il COVID-19, abbiamo perso e siamo stati privati del contatto. Sentiamo tutti la perdita. Continuo a pensare a come diverse persone nel mio ambiente di solito mi abbracciano, a quanto è individuale il ricordo del loro tocco. La mia migliore amica mi ha dato un solo abbraccio quest’anno. Mi stringe tra le sue braccia mentre la sua testa si appoggia su di me. I suoi abbracci possiedono un conforto che posso ricordare nel corpo della me più giovane. Rappresentano protezione.

Mia sorella dà abbracci diversi, un po’ più duri. Ogni volta che cadiamo l’una nelle braccia dell’altra, noto il contrasto tra i nostri corpi. Lei stringe le braccia intorno al mio torace e io muovo le braccia intorno alle sue spalle in cerca delle scapole. Mi chiedo se se ne accorga. Che le nostre braccia si posizionano negli stessi punti ogni volta, come ci sentiamo e che anche in quell’abbraccio registriamo il benessere dell’altra? Mia nonna mi abbracciava con determinazione, come se la vita stessa fosse in quell’abbraccio, come se ogni abbraccio tra noi potesse essere l’ultimo. Da bambina adoravo accarezzare la pelle cadente sul suo gomito. Quando andavo a visitarla nel nord della Norvegia, mi addormentavo massaggiandole il braccio. Forse abbiamo sviluppato un linguaggio comune, che non coinvolgeva la parola. 

Ci stavo pensando adesso che l’interazione fisica non è più possibile tra insegnante e studenti. Ora che la nostra attività è dietro gli schermi. Come ci raggiungiamo l’un l’altro quando non siamo più insieme? Come ci muoviamo in questo nuovo territorio? Le mie mani, che attraverso il mio lavoro toccano altri umani fino a cento volte al giorno, che lavorano come guida per sostenere e guidare qualcuno.

Sono arrivata alla conclusione che, seduta dietro uno schermo, devo farli aggrappare a se stessi. Che le loro mani siano le mie. Li aiuto e insegno loro a sostenere i propri corpi e a guidare se stessi. Il contatto, in quel modo, non è andato perso. Per alcuni è scomodo e poco familiare sentire i propri corpi e la pelle muoversi sotto il proprio tocco. Ma per tutti, il risultato finale è stato che hanno avuto modo di conoscere meglio il corpo, averne una maggiore comprensione e anche sviluppare un’empatia per esso.

Anche se mi auguro che l’era della digitalizzazione non prenderà completamente il controllo delle nostre vite, è stato uno strumento utile in questo periodo. Ma nulla può sostituire l’esperienza fisica di contatto con la pelle. So che ne saremo consapevoli quando ci riuniremo di nuovo, quando potremo stare insieme e abbracciare i nostri cari. Spero che potremo essere fedeli al contatto mentre questa pandemia allenta la presa su di noi, e sono grata e consapevole di come il contatto faccia parte della mia relazione con i miei cari e del mio lavoro di insegnante. Perchè la vita stessa sta in un abbraccio.

BIOGRAFIA

Julia Liedbergius

Scrittrice, coach ed insegnante

Julia Liedbergius lavora come scrittrice, coach ed insegnante. Con un background come ballerina e insegnante di Pilates, il suo più grande obiettivo oggi è quello di istruire e formare le persone e aiutarle a trovare la loro motivazione rispetto all’allenamento e ad implementare scelte ed attività sane nella loro vita quotidiana. Julia studierà da Gennaio 2021 per la laurea in Salute pubblica ed è principalmente interessata alla correlazione tra salute preventiva, salute delle donne e cooperazione tra le diverse istanze sanitarie nazionali. Con umorismo, semplicità e motivazione nelle sue sessioni di allenamento, Julia crede che la maggior parte delle persone possa assimilare le basi del movimento e trovarvi gioia. Formazione: CTTC da Move Academia Buenos Aires. Formazione avanzata in infortuni e patologie e formazione pre e post natale. Informazioni di contatto: IG @julia_liedbergius FB @julialiedbergiuspilates Web: julialiedbergius.wixsite.com/mysite-2 Email: julia@thomasliedbergius.se

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